location: Florence, Italy
year: 2018
client: Museo Nazionale del Bargello
with: Loris Curto Pelle, Irene Senarega
Progettare la nuova uscita del museo delle Cappelle Medicee è esercizio progettuale che sottende il tema, a lungo dibattuto e in Italia sempre aperto, della modificazione della preesistenza e, con esso, il compito da parte del progettista di compiere una riflessione, sia essa dialettica o dialogica, sul rapporto tra il nuovo e l’esistente. Quando poi l’esistente è il complesso di San Lorenzo, appare facilmente comprensibile come questo rapporto non possa mai trovare risoluzione entro un confronto esclusivo tra i singoli manufatti architettonici. Dalla trasformazione di una primitiva basilica romana in principale luogo di culto della città sino alla demolizione delle così dette “Case del Nelli” - passando per la realizzazione della Sagrestia Vecchia, della Biblioteca Laurenziana, della Sagrestia Nuova e ancora della Cappella dei Principi - il complesso di San Lorenzo ci ricorda che il progetto architettonico è questione sempre allargata alla storia passata, presente e futura della città.
In questi termini progettare la nuova uscita del museo delle Cappelle Medicee significa inserirsi, quale ennesimo tassello, nel dinamico processo di stratificazione e trasformazione attraverso cui si sono avute le nostre città. Il nostro progetto parte da questo assunto e propone dunque di affrontare la nuova esigenza tecnica-funzionale del museo nei termini di prosecuzione della “crescita” del complesso di San Lorenzo. Da qui l’idea di pensare l’uscita del nuovo museo come un ambiente ulteriore del complesso architettonico. Una nuova propaggine che non vuole essere né in contraddizione né in perfetta continuità con la preesistenza. Nel caso di San Lorenzo, infatti, ogni parte architettonica che via via nel tempo si è resa necessaria è andata a sommarsi alle altre secondo una gestaltica logica di ambivalenza, ossia di elemento avente al contempo funzione duplice: di aggettivale - qualificante e determinativo del complesso architettonico - e di sostantivo - capace di una propria autonomia. Questo è il modo in cui intendiamo il nostro progetto come possibile aggiunta alla preesistenza.
In primo luogo il nostro progetto si pone quindi in relazione con l’esistente a partire dall’attenzione posta alla straordinaria capacità del contesto urbano e architettonico preesistente di essere un organismo architettonico non semplicemente capace di sopportare le modificazioni necessarie ma di accoglierle in un processo di fertile e felice rigenerazione del tutto.
Dal punto di vista formale la soluzione proposta compone due principi archetipici del contesto urbano e architettonico preesistente: la curva e la linea. L’uscita al museo è progettata infatti a partire dall’intersezione di tre solidi geometrici, due parallelepipedi di uguale dimensione e una mezza botte, che alludono a quegli elementi architettonici notevoli e propri di Firenze - lo spazio voltato illuminato dall’alto e la panca di via - in cui i sopra citati principi hanno raggiunto massima espressione. L’architettura storica fiorentina ha infatti potuto sperimentare, e promuovere, nel primo la verticalità che “congiunge la terra al cielo” e nel secondo l’interesse privato nei confronti della socialità urbana.
Inoltre, sempre in termini formali, i tre solidi che definiscono il volume di uscita sono articolati secondo la tripartizione classica basamento, elevazione, coronamento. Ognuna di queste singole parti ha una rispondenza funzionale precisa: il parallelepipedo al basamento garantisce la possibilità di sostare all’aperto, dichiarandosi come unico elemento - una lunga panca - che connota la piazza esterna; la mezza botte realizza la copertura vera e propria dell’uscita al museo e il parallelepipedo al coronamento consente allo spazio ipogeo del bookshop una calibrata illuminazione naturale.
Per quanto concerne infine il dimensionamento del volume di uscita e delle singole parti che lo compongono, proporzioni e misure di massima sono state misurate sul contesto architettonico e urbano preesistente. L’altezza massima di 6,00 m del volume risulta in accordo con la quota interna delle imposte delle nicchie del primo ordine della Sagrestia Nuova.
La profondità e la larghezza massima del volume, rispettivamente 6,00 m e 8,00 m, invece sono dimensionate in relazione alla conformazione del lotto esterno e ad una sua lettura in termini prettamente spaziali. Il volume, infatti, avanza quel tanto sullo spazio esterno da mediare la soglia tra interno e esterno nella percezione del visitatore. L’operazione spaziale proposta è semplice: il visitatore, una volta uscito e compiuta una rotazione di 90°, si trova in uno spazio all’aperto, stretto tra il fianco del volume di uscita e lo sperone del muro della Sagrestia Nuova e protetto alle spalle dal muro della stessa. È questo luogo di arrivo una sorta di atrio che introduce alla piazza vera e propria, lo si potrebbe definire un ambito dello spazio esterno di decompressione progressiva dall’ambiente ipogeo a quello aperto...